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ramai un po’ vetusto Rodolfo Valentino, non ce ne sono in giro) che lascia le donne respirare più forte, toccando l’anima degli altri senza chiede- re permesso e spesso proprio attraverso film di cronaca: come Julia Roberts, vincitrice dell’O- scar nel 2001 con Erin Brockovich , che racconta la vicenda reale di una donna che riuscì a denun- ciare una corporazione di servizi pubblici per un importo da capogiro – 28 milioni di dollari – perché a causa delle sostanze tossiche prodotte da quest’ultima e riversate nelle falde acquifere di un’area abitata, aveva generato il cancro in molti degli abitanti del luogo. A sua volta, la bellissima Ingrid Bergman , ama- tissima anche nella vita dal regista Roberto Ros- sellini e vincitrice di ben due Oscar, il primo nel 1945 con Angoscia , diretta da George Cukor e il secondo nel 1957 con Anastasia , ripercorse, pro- prio con quest’ultimo film, la vita della princi- pessa Anastasia, la figlia più giovane dello zar di Russia Nicola II che fu sterminato dai bolscevichi con tutta la famiglia Romanov nel 1918, tranne, forse, l’unica sopravvissuta, Anastasia appunto, il cui cadavere non fu mai ritrovato. Gli Oscar celebrano, quindi, le donne e il cinema. Un veicolo di straordinario successo e di comuni- cazione che si è consacrato in quest’ultimo secolo, come vettore plurale, maschile e femminile, dove la donna ha però accesso libero, dove denuncia e racconta, dove piange e ride, ama ed odia, senza pregiudizi e senza timore, senza spazi prefissati o troppi ingombri. 22 EVENTI V i siete mai chiesti, perché questa piccola statuetta d’oro, al di là del riconoscimento al merito e al talento, sia ancora così iconografica ed ammaliante? Io sì. Ed ho trovato una risposta proprio du- rante la mostra. Le donne premiate, celebrate, ammirate, amate e perfino invidiate, sono Pri- me Donne. Lo sono in tutto e per tutto, molto più dei Signori Gentiluomini vincitori di Oscar. Lo sono e basta. E da sempre. È una sorta di magico alone che le contorna e le rende, in quell’esatto momento e agli occhi di tutti, dal- le produzioni cinematografiche, alle industrie di distribuzione, dai grandi network televisivi agli spettatori comuni, “semplicemente ed eternamente” delle Divine. Uno spazio molto più al femminile (visto che di “divini”, a parte forse l’o- Best Actress in mostra al Museo del Cinema DONNE DA OSCAR                                  d i B E N E D E T TA B R E V E G L I E R I

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