Plus Magazine 43

67 PLUS MAGAZINE | DICEMBRE 2023 RAPA NUI cani con una laguna interna. Nel suo cono si trova infatti un lago di acqua dolce che lo rende un luogo davvero bucolico e speciale. Ascendendo verso la sommità si oltrepassano alcune centinaia di teste Moai abbandonate in ordine sparso: la pietra di questo vulcano era usata per la loro costruzione e quelle presenti sono incomplete oppure troppo pesanti per essere portate nelle piattaforme dislocate nei diversi punti dell’isola. La passeggiata si svolge spesso in solitaria, ascoltando la sola voce del vento. Una condizione che nel periodo di massima operatività della cava non avveniva poiché, per oltre cinquecento anni, era molto trafficata dagli addetti ai lavori. AHU TONGARIKI L’imponenteAhuTongariki è un luogo da cartolina. Anzi: è la cartolina più famosa di Rapa Nui, tornata al suo splendore col restauro degli anni ‘90 che seguì il terribile terremoto con tsunami del 22 maggio 1960. La presenza di quindici teste, di cui una pesante ottantasei tonnellate, è sempre di grande impatto visivo ed emotivo. Ahu Tongariki è la struttura cerimoniale più estesa dell’Isola di Pasqua, nonché il monumento megalitico più rilevante dell’intera Polinesia. La sua importanza risiede nel fatto di essere stato il principale centro sociopolitico e religioso dell’isola, oltre che capitale del clan Hotu-iti, sotto la cui egida si raggruppavano le tribù orientali. Per questo motivo fu anche teatro di diverse battaglie che portarono più volte al rovesciamento fisico delle statue. Ribaltamenti che subito vennero sanati, posizionando ogni volta le teste in fronte al tramonto durante il solstizio d’inverno, il 21 giugno. ORONGO A sud del vulcano Rano Kau, nella striscia di terra tra il cratere e la scogliera, sorge l’antico villaggio di Orongo abitato dai capi delle tribù. Vi si trovano una cinquantina di case in pietra al cui interno sono stati rinvenuti dei dipinti della cerimonia di Tangata Manu (“dell’uomo-uccello”). Nei colori basici di rosso, bianco e nero, in essi ricorre la figura antropomorfa dell’Ao e la maschera del dio Make Make. Vi si trovano raffigurati anche dei velieri europei che gli isolani ritenevano giungere dall’aldilà, forse perché arrivavano e scomparivano come uccelli migratori. Anche qui si trovava un Moai di basalto soprannominato “il frangiflutti” (Hoa Hakananai’a), oggi esposto al British Museum di Londra per testimoniarne l’imponenza ad altre latitudini. E proprio per tale motivo è stato ribattezzato “l’amico beffato, derubato” dai rapanui, che invece sono molto protettivi e fieri della loro unicità. L'imponente sito di Ahu Tongarichi, con la fila di 15 Moai

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