Plus Magazine 43

43 IN QUESTO NUMERO GENE GNOCCHI A TEATRO PARLA CON DIO TECNOFUTURO CYBERWAR E CYBER SECURITY AERONAUTICA MILITARE CENTRO CINOFILI, SUPER CANI AL LAVORO ORIZZONTI CARNE SINTETICA DALLA FANTASCIENZA ALLA SCIENZA, ALL’ATTUALITÀ LUCCA COMICS & GAMES 2023: TOGETHER! MAPPAMONDO L’ISOLA DI PASQUA E I MOAI Paola Cortellesi C'è ancora domani Supplemento a La voce dei Bancari Periodico trimestrale per la cultura e il tempo libero Numero XLIII - Dicembre 2023 CONVENZIONI NAZIONALI: DA PAGINA 68

2 DICEMBRE 2023 | PLUS MAGAZINE Copertina Paola Cortellesi: C'è ancora domani Protagonisti Gene Gnocchi a teatro parla con Dio Tecnofuturo Cyberwar e cyber security Protagonisti Aeronautica Militare: centro cinofili, super cani al lavoro Ospiti A colazione con… Giada Grisetti Protagonisti Sport Crime: la serie TV che racconta lo sport, ma non solo Protagonisti Davide Nanni: direttamente dai boschi abruzzesi… “ChefWild” Aziende Aon: il cliente al centro della propria vision Orizzonti Carne sintetica dalla fantascienza alla scienza, all’attualità: avrà spazio nel nostro futuro? Comunicazione e immagine Emozioniamoci consapevolmente Aziende Europa Benefits ed Europa Brokers: come fronteggiare le nuove richieste del mercato Eventi Lucca Comics & Games 2023: Together! Eventi Lucio Dalla e il concerto perduto Intrattenimento All I want for Christmas is… Gardaland MagicWinter Moda Appunti di moda a cura di Barbara Odetto Recensioni Serie TV Cinema Libri Mostre Teatro Musica Fumetti Mappamondo L’isola di Pasqua e i Moai Convenzioni nazionali 2 6 10 14 18 20 24 28 30 32 34 38 42 46 48 54 55 56 57 58 59 60 62 68 43 Sommario PLUS MAGAZINE 43 Supplemento a “La voce dei Bancari” Periodico trimestrale per la cultura e il tempo libero Redazione e Amministrazione Via Guarini, 4 - 10123 Torino Tel. 011 5611153 / Fax 011 540096 / www.associatiallafabi.it Direttore Responsabile Paolo Panerai Direttore Editoriale Paola Gomiero Segreteria di Redazione Chiara Attolico, Milena Lagnese Photo Editor Alessandro Lercara Relazioni Esterne Daniele Tancorra Hanno collaborato a questo numero: Mauro Bossola, Elisabetta Einaudi, Pietro Gentile, Barbara Odetto, Barbara Oggero, Alessia Roeta, Mariangela Salvalaggio, Vincenzo Scaringella, Emanuela Truzzi, Giancarlo Vidotto. Fotografie Archivio Stilisti, Barbara Oggero, foto Archivio Aeronautica Militare, Giancarlo Vidotto, image courtesy Trendfortrend, images selected on Mytheresa e Luisa Via Roma. Pubblicità - Nova Labor Servizi srl Via Guarini, 4 - 10123 Torino - Tel. 011 5611153 Su www.plusmagazine.news è possibile trovare il meglio di Plus Magazine in formato digitale Progetto Grafico M.C.Grafica Torino / Art Director Marco Clava Stampa Stamperia Artistica Nazionale - Trofarello (TO) La redazione non si assume alcuna responsabilità per notizie, foto, marchi, slogan utilizzati dagli inserzionisti. Il materiale inviato non viene restituito. È vietato e perseguibile civilmente e penalmente, ai sensi della legge sul diritto d'autore, ogni forma di riproduzione dei contenuti di questa rivista, compresi gli spazi pubblicitari, senza autorizzazione scritta dell'editore.

1 PLUS MAGAZINE | DICEMBRE 2023 EDITORIALE La capacità del cinema di raccontare e far riflettere su temi diversi, storici o contemporanei, semplici o estremamente complessi, mi ha sempre affascinato. La caratteristica straordinaria è proprio realizzare questa connessione: descrivere storie - tramite testi e immagini - arrivando dritto al cuore dello spettatore. Non sono molti i registi, per di più esordienti, in grado di raggiungere questo risultato. Paola Cortellesi, che abbiamo avuto il piacere di intervistare in questo numero, al suo esordio alla regia del film “C'è ancora domani”, del quale è anche protagonista, ci è riuscita perfettamente. La sua opera è stata la proiezione italiana più vista nell'anno 2023, con più di due milioni di spettatori e oltre 13 milioni di euro di incasso, risultato che ha portato alla conquista del premio “Il biglietto d'oro“, assegnato dall'ANEC (Associazione Nazionale Esercenti Cinema) alla pellicola che nell’anno ha venduto più biglietti. Il film, ambientato nel primo dopoguerra italiano, che racconta la storia di una donna comune, vittima di violenza domestica, ha colpito nel profondo il pubblico italiano, come forse nessuno si aspettava potesse accadere. Una trama che parla di discriminazioni e di patriarcato, che è stata capace di stimolare il pubblico a farsi delle domande e a far riflettere su ciò che nelle nostre case è avvenuto per decenni, trasversalmente, senza distinzione di categorie sociali. Il racconto del passato delle nostre nonne e bisnonne si riflette nel presente, descrivendo un'Italia femminile che ancora oggi fatica ad affermare i propri diritti. Una narrazione leggera e al tempo stesso angosciante sull'essere donna, una considerazione a volte dolorosa su un lungo e umiliante percorso che ha portato gradualmente a migliorare molti aspetti della condizione delle donne in Italia ma che, stando ai fatti della cronaca odierna, tra femminicidi e abusi, non è ancora sufficiente. Molta strada è stata percorsa dal 1946, anno che portò alle donne, per la prima volta in Italia, il diritto di voto e che fu poi determinante per la nascita della nostra Repubblica, ma il cammino è ancora lungo per giungere a superare quegli stereotipi che imprigionano tanto le donne quanto gli uomini. Per un futuro migliore per tutti e per tutte, vi auguro un Buon 2024! di Paola Gomiero (direttrice FABI Plus) Il cinema delle donne

2 DICEMBRE 2023 | PLUS MAGAZINE di Barbara Odetto COPERTINA “C’è ancora domani” è il titolo del suo debutto alla regia, ma è anche una frase di speranza per tante donne che vivono in un mondo di discriminazione. Lontano dall’essere un proclama femminista, il film è un affresco delicato che sa far sorridere e pensare. Pathos, gentilezza, humor. Potrebbero essere queste le parole chiave per descrivere “C’è ancora domani”, l’opera prima alla regia di Paola Cortellesi scritta con Giulia Calenda e Furio Andreotti. Il film, accolto con entusiasmo dal pubblico e dalla critica, ha aperto il 18° Festival del Cinema di Roma dello scorso ottobre e le è valso il Premio speciale della giuria. Un successo che arriva dopo una brillante carriera televisiva, teatrale e cinematografica. Una carriera fatta anche di sceneggiature come “Gli ultimi saranno ultimi” diretto da Massimiliano Bruno e “Ma cosa ci dice il cervello” di Riccardo Milani. Una carriera inarrestabile, come dimostra questo poetico lungometraggio che la Cortellesi firma anche dietro la macchina da presa.

3 PLUS MAGAZINE | DICEMBRE 2023 Come definiresti “C'è ancora domani”? Un film contemporaneo ambientato negli anni ’40, in un periodo in cui non si denunciava la violenza domestica e dove le donne non avevano coscienza di sé e credevano di non valere perché erano state educate così. Delia, la protagonista, non è sciocca, ma è inconsapevole e solo grazie alla figlia trova il coraggio di agire. I detrattori definiscono la pellicola femminista, ma non lo è. Nelle mie intenzioni volevo ricordare un fatto di cronaca importante per la storia italiana. Lo reputo un lungometraggio leggero e delicato, non arrabbiato e di denuncia. A chi ti sei ispirata per la trama? Ho ascoltato le storie delle nonne e delle bisnonne che un tempo si riunivano nei cortili. Per loro la normalità era lavorare, non avere un’istruzione e talvolta essere picchiate dal marito senza denunciarlo. Erano donne inconsapevoli, ma anche forti e capaci di accettare una quotidianità fatta di sacrifici. Mi sono basata sul vissuto di persone non famose, ma che hanno fatto la storia del nostro paese. In questa pellicola hai il doppio ruolo di regista e attrice. È stato complicato? Quando sei dietro alla telecamera non puoi pensare anche alla recitazione. Per realizzare il film ci sono volute nove settimane di PAOLA CORTELLESI riprese delle quali tre sono state di prove con gli attori. Avevo bisogno di tempo per far capire loro cosa volevo, ma anche per sapere come ognuno immaginava il proprio personaggio. Per la scena finale, quella con maggiore pathos, non ho detto nulla a nessuno. Ho dato il copione senza quella parte perché volevo avere l’effetto sorpresa... e ci sono riuscita! Ti sei anche divertita? Molto! Nel mio mestiere il divertimento è importante perché significa partecipare in maniera attiva e consapevole alla pellicola. Il cast poi era fantastico. Ho avuto la possibilità di lavorare con colleghi che sono anche amici nella vita e con i quali ho condiviso con entusiasmo i risultati di ogni scena. Non parlo solo degli attori, ma di tutti i reparti. Il vantaggio di debuttare come regista dopo una carriera da attrice è che conosco Paola Cortellesi, con Emanuela Fanelli in una scena del suo film “C'è ancora domani”

4 DICEMBRE 2023 | PLUS MAGAZINE Lui è un grande attore ed è riuscito a creare un antieroe che su Delia usa una violenza sia fisica che psicologica, facendola sentire inetta e inadatta. A proposito di discriminazione femminile, esiste anche nel cinema? Nel mio percorso lavorativo ho notato tante volte degli atteggiamenti discriminatori. Sono capitati a me come ad altre colleghe. In questo mio debutto alla regia, invece, sono stata molto fortunata perché ho avuto un grande appoggio da parte di una produzione composta sia da uomini sia da donne. Nel film non faccio proclami femministi, faccio il mio mestiere e racconto storie. Se qualche donna si è rispecchiata nella protagonista, però, ne sono molto onorata. Per raccontare la violenza femminile ti sei documentata? Come ti dicevo, mi sono basata sui racconti di un tempo però ho anche studiato alcuni atti processuali di oggi. Purtroppo le dinamiche sono le stesse del passato: la vittima viene isolata, umiliata, fatta sentire una nullità e picchiata. Nel film non si parla solo di maltrattamenti fisici e psicologici, ma anche di temi che purtroppo sono sempre attuali come la differenza nel trattamento economico tra lui e lei nel mondo del lavoro. Secondo te come si può fermare o limitare l’abuso sulle donne? La sottocultura del terrore ci dice che ogni 72 ore si consuma una violenza domestica. Un dato raccapricciante. Personalmente vorrei che si facesse educazione sentimentale a scuola e che si insegnasse ai ragazzi e alle ragazze la delicatezza, il rispetto per gli altri e per se stessi, il valore delle emozioni. Ci vorrebbe un lavoro congiunto tra la scuola e i genitori perché solo formando giovani consapevoli si può creare un futuro di uguaglianza reale. È importante anche documentarsi per capire che non siamo più negli anni ‘40, ma che certe situazioni esistono ancora. Parlare, condividere, confrontarsi è fondamentale per conoscere. Tornando al film, ti aspettavi tutto questo successo? Ci speravo, perché ho fatto attenzione ad ogni dettaglio, ma non immaginavo di ricevere questo immenso affetto da parte dei colleghi e del pubblico. Sono felice perché ho fatto il film che volevo e come volevo perché sai, quando scrivi non è sicuro che le cose vadano come le pensi. Per me è stata una grande soddisfazione realizzare questa pellicola, ma aver ricevuto tanta stima è qualcosa di travolgente. i professionisti del settore per cui ho scelto chi mi corrispondeva. Da 10 anni infatti scrivo le sceneggiature di gran parte dei film che ho interpretato. Sul set c’erano gentilezza e allegria. Mi sono e ci siamo divertiti. Perché hai scelto di girare in bianco e nero? Il film è ambientato nel dopoguerra e la cinematografia dell’epoca, quella del neorealismo, non era a colori. Il direttore della fotografia, Davide Leone, ha fatto un grandissimo lavoro in tal senso. Tutti hanno collaborato con grande professionalità: la scenografia si è interfacciata con chi si occupava dei costumi per far sì che nelle riprese in bianco e nero non ci fosse sovrapposizione e confusione tra l’abbigliamento e lo sfondo. Tutti hanno dato fiducia alla storia e sposato questo progetto ed è grazie a loro che oggi sono in sala. Le musiche, selezionate con grande cura, dettano il ritmo della storia. Come le hai scelte? Le melodie sono una parte fondamentale della scrittura perché accompagnano e sottolineano la narrazione. Pensa, ad esempio, a una delle prime scene di violenza domestica che è raccontata proprio dalla musica. Lele Marchitelli è l’autore delle composizioni originali, ma oltre alle sue ce ne sono di già famose che lui, con molta umiltà, ha accettato. Ci sono brani di Fiorella Bini e Achille Togliani, ma anche di Lucio Dalla, Nada, Daniele Silvestri, Fabio Concato e ancora innesti internazionali di hip hop, elettronica e rock alternativo. Roma è una protagonista della storia. È stato complicato trasformare la città di oggi in quella del 1946? A fare da sfondo alla trama c’è Testaccio, un rione all’epoca molto popolare nel senso che era abitato da persone umili che facevano fatica ad arrivare a fine mese. La scenografa Paola Comencini ha fatto un lavoro fantastico ed è anche riuscita a trasformare una parte del mercato di Testaccio, che esiste attualmente, in un mercato ortofrutticolo dell’epoca. Ha davvero curato meticolosamente ogni dettaglio perché sembrasse reale. Per eliminare le antenne sui tetti dei palazzi del rione di oggi sono invece stati utilizzati gli effetti digitali, mentre gli interni li abbiamo ricreati a Cinecittà. Valerio Mastandrea è un cattivo… cattivo. (Ride). Esattamente. È un cattivo non affascinante. In famiglia tutti lo temono, ma è anche un pochino idiota. Con Mastrandrea volevamo essere sicuri che nessuno si immedesimasse in Ivano perché a volte i personaggi negativi sono fighi e quindi vengono emulati. Grazie alla bravura di Valerio il suo personaggio non è iconico. COPERTINA

6 DICEMBRE 2023 | PLUS MAGAZINE di Mariangela Salvalaggio In scena con “Se non ci pensa Dio, ci penso io”, l’attore, con la sua tipica comicità raffinata e il sarcasmo che lo denota, prova a fare qualche domanda al Creatore. Il dialogo diventa uno show esilarante. PROTAGONISTI Gene Gnocchi a teatro parla conDio

7 PLUS MAGAZINE | DICEMBRE 2023 All’anagrafe Eugenio Ghiozzi, Gene Gnocchi incontra il successo televisivo, come molti altri suoi colleghi, dopo alcune apparizioni al “Maurizio Costanzo Show”. Vecchio compagno di burle di Teo Teocoli ai tempi di “Scherzi a Parte” e in passato ospite fisso di “Quelli che il Calcio”, il comico, cabarettista e scrittore, fa ridere gli italiani da oltre quarant’anni. Due mogli e cinque figli, nel febbraio di quest’anno è diventato nonno per la prima volta del piccolo Eugenio, che ha preso il suo nome. Ospite fisso in tv, torna in teatro con “Se non ci pensa Dio, ci penso io”, uno spettacolo in cui la stralunata comicità che lo caratterizza da sempre si mescola con riflessioni a volte sarcastiche, a volte amare. Dopo aver saputo che Dio è una frequenza quantistica, Gene ingaggia un tecnico, pensando sia esperto inmateria di quanti, per par lare con l’Assoluto attraverso una vecchia radio e farsi spiegare da Lui il perché di tante cose che succedono sulla terra e che non lo convincono. Lo attende una tournée teatrale conmolte date anche per portare in scena l’altro suo spettacolo “Il movimento del nulla”, dove prende in giro le promesse mai mantenute dai politici. Lo incontriamo di buon mattino in una giornata uggiosa di pioggia autunnale che culminerà con una sua performance al Teatro Concordia di Venaria, a pochi passi da Torino. Carinamente, si presenta nonostante le serate dopo il teatro, notoriamente, non finiscano mai esattamente così presto. La ringrazio per questo. Mi sveglio presto, ho due bambine piccole e mi sono abituato. Cosa le piace di più del suo mestiere di comico? Beh, la cosa più interessante è andare davanti a una platea diversa e vedere come reagisce alle cose che scrivi, perché è sempre emozionante vedere se il pubblico apprezza o meno. È questo che ci fa fare questo lavoro. E poi questo mestiere ci permette di dire quello che vorremmo sentire quando scriviamo e quello che vorremmo leggere quando compriamo un libro. Come si rivolge a Dio in questo spettacolo e che cosa gli chiede? Lo spettacolo non chiarisce cosa farà Dio ed è proprio questo il motivo per cui va visto fino in fondo. Il protagonista interpella un elettricista perché avrebbe sentito dire che Dio sarebbe sintonizzato su una frequenza quantistica e quindi vuole delle risposte da lui, ma non si sa se Dio risponderà e, se sì, in che modo. Non mi faccia spoilerare di più (ride, ndr). Va bena ma ci dica almeno quali sono queste domande? Sono molteplici: dal perché dei monopattini al perché dei tanti programmi di cucina, al perché dei voli lowcost e della sovrappopolazione in certi contesti e non in altri. Il motivo fondante dello spettacolo è chiedersi il perché di certe cose. Fa più ridere o più riflettere? Spero più ridere. Cerchiamo di riportare la gente a teatro con un sorriso che stempera le brutture in cui viviamo. Per questo ho partorito questo spettacolo, scritto a più mani mentre eravamo chiusi in casa. E nella vita che cosa la fa davvero ridere? Tante cose. In questo momento le mie figlie piccole mi fanno morir dal ridere perché mi prendono in giro in un modo fantastico. La più piccola mi chiede di fare dei selfie perché mi dice: “Babbo, tu sei famoso!”. Vengono a vedere i miei spettacoli e ridono anche quando non devono, sono meraGENE GNOCCHI

8 DICEMBRE 2023 | PLUS MAGAZINE PROTAGONISTI vigliose. Poi mi fa ridere anche tanta gente che fa questo lavoro, ma qui è meglio non approfondire. (Ride di nuovo, nrd). Lei è molto presente in tv, che cosa le piace guardare da spettatore? Vedo molto spesso le serie e i comici. Ho appena visto su Netflix uno spettacolo comico molto bello con Steve Martin and Martin Short, “An evening you will forget for the rest of your life”. Ho visto volentieri anche l’ultimo spettacolo di RickyGervais che colpisce con il suo sarcasmo e va contro i famosi e la società che prende tutto sul personale. Spesso viene invitato nelle trasmissioni televisive in qualità di comico. Della tv generalista cosa le piace? Seguo lo sport. Il calcio ovviamente mi piace e poi devo scriverne sulla Gazzetta, ma in generale mi piacciono il tennis, l’atletica. La sua comicità però nasce sul palcoscenico con il cabaret. Ha esordito nei primi anni Ottanta come comico a Zelig. Come andò all’inizio: ci racconti qualcosa dei suoi esordi. Devo dire che sono stato quasi costretto ad esibirmi dal mio collega dello studio legale, Stefano Galli. Fu lui a portarmi a Zelig perché riteneva che io avessi le qualità di intrattenere divertendo. Agli inizi la persona determinante è stata lui. Dopo pochi giorni, avevo già scritto un monologo sul diventare torero. Da lì è stato tuttomolto rapido, ho fatto “Emilio” e poi “Mai dire gol”. Se potesse chiedere a Dio, oggi, una cosa per il futuro, cosa chiederebbe? Di far smettere subito tutte queste guerre e questo clima di incertezza che preoccupa per il futuro. Credo che le giovani generazioni abbiano diritto di vivere con maggiore serenità, specie dopo gli anni della pandemia. Contrariamente a quanto si crede ai giovani piace il teatro. Bello vederli in coda anche fuori dai teatri e in fila per acquistare gli abbonamenti. I giovani sono migliori di come vengono descritti. Si regalano il teatro, lo amano, come lo amiamo noi che facciamo questo mestiere. Sia che in sala ci sia il tutto esaurito e sia che ci siano poche persone, lo spettacolo non cambia. La televisione mi dà la notorietà e la popolarità ma il motivo per cui io sono qui è andare in una città sempre diversa e vedere che ovunque c’è qualcuno che sceglie di venire a vederti per divertirsi e per regalarsi, con raffinatezza, una parentesi di spensieratezza. Questo sì che è un bel dono! Ha mai pensato a un suo motto nella vita? Il mio motto è: “Meglio fare dieci cose male, piuttosto che una bene”. Il mio primo spettacolo si intitolava, infatti, “Decatlon” che rappresenta lo specchio della mia vita: ho scelto di essere un comico dopo essere stato un avvocato, un calciatore, un frontman di una band e ho fatto tutto in modo discreto. Posso dire di aver assaporato tutte le particolarità di queste professioni e questo mi ha fatto capire a fondo chi volessi essere davvero, cosa che magari non avrei capito se mi fossi fermato al primo lavoro. Se le due figlie piccole, quindi, le dicessero un domani di voler seguire le orme di papà, lei sarebbe contento? Certamente, mi farebbe piacere. Mio padre mi diceva sempre che nella vita non dovevo avere rimpianti e io lo ripeto ai miei figli. Bisogna provare diverse strade per capire se si hanno le qualità per cimentarsi e riuscire ad essere bravi in qualcosa. E lei lo è diventato. Posso dire di essere diventato un cretino specializzato! (Ride ancora, ndr).

10 DICEMBRE 2023 | PLUS MAGAZINE TECNOFUTURO Dopo la mia prima riflessione sulla cyberwar presentata nel 2022, è giunto il momento di approfondire ulteriormente questo argomento. Come sappiamo la guerra cyber era già iniziata ben prima che avvenisse l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia: già nei giorni precedenti all’invasione in piena “tregua olimpica”, attacchi alle risorse informatiche governative ucraine erano stati sferrati da parte di hacker cinesi… Cosa c’entrano i cinesi con l’Ucraina? Lo avremmo scoperto nelle settimane successive all’invasione russa. Subito dopo la fine delle Olimpiadi di Pechino, la Russia iniziava l’invasione dell’Ucraina. Gli schieramenti nel “mondo reale” sono subito chiari. Per la prima volta dalla Cyberwar e cyber security LA GUERRA IBRIDA DOMINA LO SCENARIO MONDIALE di Pietro Gentile Intervista ad ALEX ORLOWSKI esperto in cyberwar e cyber propaganda Seconda Guerra Mondiale, praticamente tutti i paesi democratici e quello che fino agli anni ‘90 era il cosiddetto “blocco occidentale” si pronunciano senza esitazioni contro l’invasione perpetrata dalla Russia. Differente è invece lo scenario cyber, dove la situazione sembra più fluida, anche perché non è sempre semplice capire “chi attacca cosa”. Anche in tempi di pace spesso l’attacco cyber ad una istituzione viene mascherato quale “malfunzionamento temporaneo” anche se le rigide leggi occidentali impongono oggi una trasparenza molto elevata da parte delle imprese colpite ma ovviamente meno da parte di istituzioni soprattutto quelle più vicine agli ambiti governativi.

11 PLUS MAGAZINE | DICEMBRE 2023 All’inizio della guerra, anche Anonymous ha preso posizione ed ha iniziato una serie di attacchi a multinazionali russe e siti governativi. Quali sono stati gli effetti reali in Russia? La natura di Anonymous è frammentaria. Chiunque può rivendicare l’appartenenza ad Anonymous e annunciare un attacco. Molti degli attacchi sono di tipo DDOS, che causano interruzioni di servizio. Siti come Gazprom e altri hanno subito questi attacchi. Solo pochi hanno avuto esfiltrazione di dati. Tuttavia, l’impatto propagandistico di questi attacchi sulla popolazione è spesso maggiore del danno effettivo. Ecco una lista dei siti russi che sono stati presi di mira: Gazprom - https://www.gazprom.ru/ Lukoil - https://lukoil.ru Magnet - https://magnit.ru/ Norilsk Nickel - https://www.nornickel.com/ Surgetneftegas - https://www.surgutneftegas.ru/ Tatneft - https://www.tatneft.ru/ Evraz - https://www.evraz.com/ru/ NLMK - https://nlmk.com/ Sibur Holing - https://www.sibur.ru/ Severstal - https://www.severstal.com/ Metalloinvest - https://www.metalloinvest.com/ NNC - https://nangs.org/ Russian Copper Company https://rmk-group.ru/ru/ TMK - https://www.tmk-group.ru/ Polymetal International https://www.polymetalinternational.com/ru/ Uralkali - https://www.uralkali.com/ru/ Con l’attacco di Hamas ad Israele e l’aumento delle tensioni nel Medio-Oriente le vicende cyber si intrecciano e si complicano ulteriormente in unmondo sempre più interconnesso, ma sempre più frammentato in fazioni, interessi economici, ideologie e religioni. Per approfondire l’argomento abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Alex Orlowski, uno dei più grandi esperti italiani ed europei di cyberwar e cyber propaganda. Orlowski è diventato noto al grande pubblico negli ultimi anni dopo i suoi interventi a “Mezz’ora in più” di Lucia Annunziata (RAI 3), “Controcorrente” di Veronica Gentili (Rete 4), “Piazzapulita” di Corrado Formigli (LA 7) ed altre trasmissioni nazionali ed internazionali. L'INTERVISTA Parliamo subito della cyberwar Ucraina - Russia, quali sono gli schieramenti? È ampiamente riconosciuto che la Russia riceva supporto da hacker iraniani e vietnamiti, specialmente per intrusioni in e-mail e account social, di cui poi prendono il controllo. Inoltre, ci sono vari gruppi e movimenti che non possono essere direttamente associati a una nazione specifica. CYBERWAR E CYBER SECURITY ALEX ORLOWSKI Fondatore della start-upWaterOnMars, specializzata in OSINT (Open Source Intelligence) e strategie digitali che utilizzano Social Media Intelligence e big data uniti a contenuti creativi per informare gli utenti. Esperto nella ricerca online di crimini informatici e nello sviluppo di campagne di marketing politico, ha diretto o monitorato più di 10 campagne elettorali tra Europa, Sud America e USA. Ex film-maker pubblicitario e creativo, premiato per video musicali e spot in tutti i principali festival in Europa e negli Stati Uniti.

12 DICEMBRE 2023 | PLUS MAGAZINE Qualche anno fa era fantascienza, oggi la realtà supera la fantasia. Cina e Russia sono due nazioni che praticano in modo spesso spregiudicato, azioni di guerra cybertecnologica. Quali scenari si stanno verificando a livello mondiale? La guerra cibernetica non è mai stata pura fantascienza. Gli attacchi sono stati condotti per decenni, ma spesso gli autori non venivano rivelati. Da oltre 30 anni, il Dipartimento di Stato USA segnala attacchi provenienti da paesi asiatici e dalla Russia. Solo recentemente, la Russia ha ammesso di aver condotto attacchi cibernetici contro le infrastrutture ucraine. Cyber security: oggi è cresciuto il rischio rispetto al passato? Qual è la situazione nel Banking? La minaccia è aumentata, in particolare a causa delle avanzate tecniche di social engineering che sfruttano miliardi di informazioni personali, incluse password. Questo ciclo di esfiltrazione di dati da istituzioni varie alimenta ulteriormente il rischio. Un cybercriminale esperto oggi può avere accesso a più dati personali di quanto non abbiano molte agenzie di intelligence. Qual è il ruolo delle Big Tech e dell’Intelligenza Artificiale nelle cyberwar che si stanno combattendo e che si combatteranno nel prossimo futuro? Mentre le Big Tech hanno un ruolo significativo, le startup e le “small tech” stanno emergendo come attori cruciali. Questo è evidenziato dalle startup ucraine sostenute dal Ministro dell’Innovazione Mihailo Fedorov. Queste aziende stanno sviluppando soluzioni innovative in materia di cyber security, droni e veicoli armati autonomi che possono operare indipendentemente dai comandi centrali, eludendo così i jammer russi. Secondo recenti dati forniti dalla società di rilevazione statistica StatCounter, nel mondo il 67.56% degli utenti di smartphone usa un sistema Android e il 31.6% un sistema Apple iOS: facendo la somma a livello mondiale il 99,16% degli utenti utilizza una tecnologia “occidentale”. I sistemi Android e IOS possono essere controllati in funzione della guerra dai relativi ideatori? Se per “ideatori” intendiamoApple o Google, sarebbe molto complesso per loro esercitare un controllo diretto. Tuttavia, se ci riferiamo agli sviluppatori di app, in teoria, potrebbero implementare restrizioni basate sulla geolocalizzazione del dispositivo. Eurosibenergo - https://www.eurosib.ru/ OMK - https://omk.ru/ Sberbank - https://www.sberbank.ru https:// online.sberbank.ru VTB - https://www.vtb.ru/ Gazprombank - https://www.gazprombank.ru/ Public services - https://www.gosuslugi.ru/ MoscowState Services - https://www.mos.ru/uslugi/ President of the Russian Federation - http://kremlin.ru/ Government of the Russian Federation http://government.ru/ Ministry of Defense - https://mil.ru/ Tax - https://www.nalog.gov.ru/ Customs - https://customs.gov.ru/ Pension Fund - https://pfr.gov.ru/ Roskomnadzor - https://rkn.gov.ru/ Nel corso del conflitto tra Russia e Ucraina le reti informatiche hanno avuto e stanno avendo un ruolo importantissimo. In particolare, tutto ciò che è legato alle reti mobili sembra assumere un’importanza strategica. In questo contesto diventa fondamentale capire dove si trova il nemico, cercando di capire come si muoverà. Qual è il ruolo della geolocalizzazione? La geolocalizzazione svolge un ruolo cruciale in molteplici tecniche, dalla semplice analisi fotografica per identificare luoghi riconoscibili, come interni di edifici o fabbriche, fino a tecniche avanzate come l’IMSI catcher, che rileva i segnali dei cellulari tramite droni specializzati. Utilizzando queste tecniche, gli ucraini, con l’aiuto di esperti internazionali, hanno condotto operazioni significative. Ad esempio, hanno eliminato un gruppo di mercenari della Wagner dopo aver identificato la loro posizione grazie a una foto pubblicata su Telegram. Fin dall’inizio della guerra le telecomunicazioni sono diventate fondamentali in particolare perché la Russia si è concentrata fin da subito nell’eliminare le infrastrutture elettriche e di telecomunicazione in Ucraina. Da alcuni anni esiste però una rete privata di satelliti dedicata alle comunicazioni internet di tipo commerciali, Starlink, di proprietà di Elon Musk. Qual è il ruolo di Starlink nella guerra? Starlink ha svolto un ruolo fondamentale, aiutando le truppe ucraine a mantenere la comunicazione con le infrastrutture NATO e i centri di controllo. Si spera cheAmazon possa integrare rapidamente la sua rete di microsatelliti, così da non dipendere dalle decisioni spesso imprevedibili di Elon Musk. TECNOFUTURO Banche Siti Governativi

14 DICEMBRE 2023 | PLUS MAGAZINE Il nome scientifico del cane è “canis lupus familiaris”. Leggendo questa definizione abbiamo la consapevolezza che l’uomo nel suo percorso evolutivo abbia addomesticato il lupo rendendolo parte integrante della sua famiglia e anche il lupo di fatto si è posto il compito di “addomesticare” noi, sviluppando in entrambi un forte attaccamento affettivo. Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Esercito Italiano, Marina Militare, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco, Aeronautica Militare, ognuna di queste realtà include nel suo organico un Centro Cinofili. Abbiamo davanti a noi il Maggiore Igino Galante, classe 1980. Comandante del Centro Cinofili dell’Aeronautica Militare, con esperienze significative e di rilievo in ambito Forza Armata. L’unità dipende gerarchicamente dal 16° Stormo “Protezione delle Forze” ed è basata all’interno dell’aeroporto militare di Grosseto, sede del 4° Stormo Caccia. di Vincenzo Scaringella PROTAGONISTI CENTRO CINOFILI

15 PLUS MAGAZINE | DICEMBRE 2023 Comandante, ci descriva il suo stato d’animo durante il passaggio di consegne tra il Tenente Colonnello Roberto Villano, Comandante uscente, e la sua persona Comandante subentrante. Assumere il Comando di un Reparto altamente specializzato è sempre motivo di orgoglio e al tempo stesso di riconoscenza verso chi crede nelle tue capacità e competenze. La mia è una situazione particolare, poiché dopo aver prestato servizio come Capo Sezione Piani e Operazioni del Centro Cinofili per oltre dieci anni, mi è stato dato l’onore di poter assumere il comando di uomini, donne e colleghi a quattro zampe con un enorme bagaglio professionale. Ho assunto questo prestigioso incarico con entusiasmo e piena consapevolezza, poiché sapevo di poter contare sul supporto di tutto il personale che è mosso da una viva e sincera passione per l’attività svolta e profonde quotidianamente il massimo impegno con costanza e tenacia per mantenere costantemente gli elevati livelli di professionalità che lo contraddistinguono. Come si articola il Centro nei suoi aspetti organizzativi e istituzionali? Il Centro Cinofili dell’Aeronautica Militare nasce ufficialmente nel 2010, anche se il lavoro per l’acquisizione di tale capacità inizia già anni prima con l’obiettivo di acquisire le conoscenze, le capacità e le competenze necessarie a porre le basi per lo sviluppo di un progetto così peculiare. A distanza di 13 anni dalla nascita, il Reparto costituisce il “polo di riferimento” della Forza Armata per tutte le questioni attinenti alla cinofilia militare e si occupa della formazione, dell’addestramento e dell’impiego delle unità cinofile sia nelle operazioni fuori dai confini nazionali sia per le esigenze sul territorio nazionale. Il Centro, specializzato nella capacità di ricerca di esplosivi, è composto principalmente da tre articolazioni: una dedicata alla formazione degli uomini e degli animali ed al continuo addestramento dei binomi con lo scopo di mantenere elevati standard di efficienza; una compagine con il delicato compito di pianificare le attività operative, nella quale viene continuamente analizzato il contesto geopolitico e lo scenario nel quale le unità dovranno andare ad operare con lo scopo di essere quanto più efficaci possibili; ed infine un nucleo di supporto operativo che si occupa del mantenimento in efficienza di tutti i materiali, degli equipaggiamenti e delle infrastrutture dedicate al ricovero dei cani e all’addestramento dei binomi. Come avviene l’addestramento e la formazione delle unità cinofile? L’iter di formazione per arrivare a diventare un’unità cinofila dell’Aeronautica Militare è un percorso costante che inizia il primo giorno di corso e che si protrae, attraverso un addestramento costante, lungo tutta la vita operativa del binomio. Conduttore e cane iniziano assieme un corso della durata di circa dieci mesi che, sotto la rigorosa supervisione dei nostri istruttori cinofili, li porta a creare un rapporto di fiducia reciproca sul quale poi poter costruire e sviluppare una serie di capacità operative che riescono a garantire elevati standard di sicurezza. Infatti, alla base dell’addestramento vi è una profonda complicità che, nel rispetto dei ruoli ricoperti, pone le fondamenta per raggiungere il traguardo finale ed iniziare ad operare in piena sicurezza. Questa tipologia di addestramento porta il cane a sviluppare le proprie doti naturali di meticoloso ricercatore, impegnandolo sia fiSUPER CANI AL LAVORO Maggiore Igino Galante, Comandante del Centro Cinofili dell'Aeronautica Militare

16 DICEMBRE 2023 | PLUS MAGAZINE sicamente che mentalmente nell’individuazione dell’odore noto in maniera aperta e positiva, determinando nell’animale un aumento delle aspettative, l’assenza di routine e una piena apertura mentale. Con quali criteri selettivi e caratteriali vengono selezionati gli esemplari? Quali sono le razze privilegiate? L’AeronauticaMilitare punta ad avere animali che siano ben equilibrati e socializzati in modo da poter svolgere il delicato compito loro affidato nella maniera migliore, attraverso uno scrupoloso addestramento costante e continuo. Gli animali devono avere una serie di qualità fra cui: un grande fiuto, un’eccellente attitudine al gioco e un buon istinto predatorio. Ogni animale da acquistare viene sottoposto ad un rigido protocollo selettivo che mira a valutare sia gli aspetti caratteriali sia quelli attitudinali allo svolgimento dello specifico lavoro, nonché ad accertarne il perfetto stato di salute attraverso una serie di controlli veterinari che ne valutino le condizioni generali. Le razze verso le quali la Forza Armata è orientata sono il Pastore Tedesco e il Pastore Belga Malinois, poiché ritenuti tipologie di animali che ben si adattano, sia per caratteristiche fisiche che attitudinali, allo svolgimento del delicato compito che la Forza Armata affida loro. I nostri colleghi a quattro PROTAGONISTI zampe vengono selezionati quando hanno un’età compresa fra i 10 e i 18 mesi poiché in tale periodo raggiungono la maturità fisica e quindi eventuali patologie sarebbero facilmente individuabili. Quali caratteristiche psico-fisiche devono avere i conduttori cinofili? Tanto importante è la selezione dedicata alla scelta dei giusti animali, quanto più è delicata la selezione del personale che aspira a diventare un cinofilo dell’Aeronautica Militare. Quello del cinofilo è un lavoro complesso, oltre ad essere un militare pronto e preparato deve avere una serie di naturali predisposizioni e delle specifiche caratteristiche che gli consentano di lavorare quotidianamente a stretto contatto con il fidato compagno, oltre ad una forte spinta motivazionale. La preparazione fisica è alla base di tutto, inoltre risulta fondamentale l’equilibrio e la stabilità psichica che deve avere un operatore cinofilo per mantenere nel tempo la giusta concentrazione e la coerenza che, nel lavoro con il cane, risultano essenziali per il mantenimento del giusto rapporto di collaborazione. Ovviamente non può mancare una naturale predisposizione del soggetto a lavorare all’aria aperta e in mezzo alla natura, scenari nel quale si svolge la quasi totalità della giornata lavorativa per un’unità cinofila. ZINE

17 PLUS MAGAZINE | DICEMBRE 2023 Il compito principale del cane inserito nel Centro è quello della ricerca di esplosivi. Comandante può spiegarci l’iter addestrativo-formativo? Il cane è naturalmente portato ad utilizzare prioritariamente il senso dell’olfatto, possiamo dire che i cani vivono in un mondo di odori come gli esseri umani vivono in un mondo di immagini. Senza scendere troppo nei particolari, quello che facciamo per addestrare i nostri “colleghi” al rinvenimento di eventuali esplosivi non è altro che insegnare loro quali sono gli odori che a noi interessano e in quale maniera ci devono comunicare di aver eventualmente fiutato qualcosa di interessante. Il gioco è alla base di tutto l’addestramento, l’istruttore, attraverso una serie di esercizi di difficoltà crescente proposti all’animale, permette a quest’ultimo di focalizzare la propria attenzione alla soluzione del problema, che termina sempre con la concessione della ricompensa per il lavoro fatto, il gioco con il proprio conduttore. Come viene monitorato lo stato di salute di questi stupendi esemplari? Il costante controllo dello stato di salute del cane fa parte delle responsabilità proprie di ogni cinofilo, il personale durante i corsi di formazione riceve un adeguato addestramento in merito alla valutazione delle condizioni fisiche dell’animale, all’analisi del suo comportamento, nonché alle nozioni di primo soccorso veterinario. La Forza Armata non dispone di un proprio servizio veterinario e per questo ha stipulato un accordo con l’Esercito Italiano che garantisce un continuo supporto per il monitoraggio dello stato di salute degli animali sia sotto il profilo fisico che psichico; i cani vengono sottoposti regolarmente ad una serie di controlli veterinari di routine allo scopo di verificarne l’idoneità al servizio. Gli operatori cinofili, quindi, hanno costantemente disponibile una clinica veterinaria e del personale altamente specializzato cui poter fare riferimento per ogni eventuale esigenza. Comandante ogni intervento porta con sé emozioni e adrenalina, ricorda un momento in cui l’unità cinofila è tornata alla base dopo un incarico particolarmente impegnativo? Era il mese di luglio dello scorso anno quando ricevo una telefonata da parte di un TenenteColonnello dei Carabinieri in servizio a Grosseto, il quale mi chiedeva in supporto delle unità cinofile poiché vi era stata una telefonata anonima che avvisava di un possibile ordigno presso il Tribunale di Grosseto. Ricevuta l’autorizzazione a far intervenire i nostri assetti, venivano inviate le nostre unità cinofile per il controllo della struttura. Dopo circa due ore di lavoro intenso, effettuato in sinergia con altri binomi nel frattempo giunti sul luogo, il Tribunale è stato controllato e nessuna minaccia è stata individuata. Cito questo particolare evento poiché mette in luce come l’Aeronautica Militare sia sempre pronta a mettere a disposizione della collettività le proprie competenze altamente specializzate per la salvaguardia delle libere istituzioni e per la sicurezza della collettività, per difendere il bene comune. Comandante, quando i cani non possono più svolgere le loro mansioni ed è giunto il momento del meritato riposo, possono essere adottati da noi cittadini? Siamo giunti alla pensione… il cane ha fedelmente servito la Forza Armata ed è arrivato il momento del meritato riposo. L’Aeronautica Militare promuove un’iniziativa denominata “Adotta un cane Azzurro”, con la quale viene offerta la possibilità di adottare a titolo gratuito i cani non più idonei all’impiego militare o riformati per raggiunti limiti di età. Naturalmente la priorità per l’adozione è attribuita ai cinofili che hanno condotto i cani durante il servizio attivo, ma nel caso in cui questi non abbiano la possibilità di prendersene cura, gli animali vengono resi disponibili per l’adozione anche da parte di privati disposti ad accoglierli in famiglia. Per qualsiasi informazione in merito è possibile rivolgersi direttamente al Centro Cinofili dell’A.M. scrivendo una mail all’indirizzo: aerocinofili@aeronautica.difesa.it. Bene Comandante, la ringraziamo di essere stato con noi. Un saluto a tutte le donne e uomini componenti il Centro Cinofili e una carezza particolare ai nostri amici super cani. SUPER CANI AL LAVORO

18 DICEMBRE 2023 | PLUS MAGAZINE B A R B A R A O D E T T O A colazione con occola golosa, dolce pausa tra la calma della notte e la frenesia del giorno: la colazione, secondo me. Il momento migliore per due chiacchiere rilassate con Giada Grisetti. C Nata a Giubiasco, nel Cantone Ticino, il 5 maggio del 2000, Giada Grisetti ha esordito giovanissima con la ginnastica artistica insieme con la sorella minore Emma. Nel 2015 viene tesserata dalla nazionale italiana e veste il body del Centro Sport Bollate. Da tempo capitana di questa squadra in Serie A1, nel 2018 partecipa ai Giochi del Mediterraneo di Tarragona, in Spagna, dove compete su tutti e quattro gli attrezzi contribuendo all'oro della squadra. L’anno successivo la vede protagonista alla Korea Cup dove vince un bronzo al corpo libero. Oltre che sportiva di livello, Giada è anche attrice nella serie televisiva internazionale “Sport Crime” dove interpreta semplicemente se stessa. Perché la ginnastica artistica, per Giada, è talmente naturale che non ha bisogno di fingere neanche davanti ad una telecamera. Partiamo dalla tua ultima esperienza: cosa significa per te recitare? Vuol dire mettersi alla prova. Non ho mai pensato di fare l’attrice e questa esperienza mi permette di sperimentare qualcosa di nuovo. Non pensavo di avere queste capacità e invece, con mia grande sorpresa, pare che sia portata. Sono sempre critica con me stessa e rivedendomi in TV non sono soddisfatta, ma ricevo molti complimenti e questo mi fa piacere. Tornando alla tua passione principale, quali sono le discipline della ginnastica artistica che ti vedono protagonista? Sono quattro: le parallele, la trave, il corpo libero e il volteggio. Io faccio tutti gli attrezzi, ma i miei di punta sono le parallele e la trave che mi hanno regalato belle soddisfazioni in campo nazionale e internazionale. Ho iniziato questo sport a 5 anni e non mi sono ancora stancata. Ce n’è una che preferisci? Le parallele sono in assoluto il mio attrezzo. Ho un amore sconfinato anche perché volare da uno staggio all’altro mi regala una grande libertà. Quante ore al giorno dedichi all’allenamento e in cosa consiste? Mi applico quattro giorni a settimana per sei ore mentre gli altri due giorni mi alleno quattro ore. Per la prima ora e mezza faccio riscaldamento muscolare, stretching, potenziamento e dopo passo agli attrezzi. Segui una dieta particolare? Cerco di mangiare sano perché le energie sono importanti e più mangi bene, più le energie sono buone. Però non ho una dieta ferrea e ogni tanto posso concedermi una pizza o il sushi. A proposito di dieta, la colazione per te è…? È il mio momento preferito della giornata perché è tutto mio, l’unico nel quale posso concedermi un po’ di relax. Mangio yogurt ai cereali, un frutto, delle fette biscottate con la marmellata e il tè. OSPITI

20 DICEMBRE 2023 | PLUS MAGAZINE di Barbara Odetto Gesto atletico, investigazione, inclusione. Sono questi alcuni dei temi che rendono la fiction ideata da Daniela Scalia e Luca Tramontin un format di successo. Geniali, ma anche attenti conoscitori sia delmondo sportivo sia di quello televisivo, Daniela Scalia e Luca Tramontin hanno scommesso su un format TV inedito: l’investigazione sportiva. Il risultato? La prima stagione della serie televisiva italo-svizzera ha avuto così successo che è già visibile in UK e negli Stati Uniti su Prime Video e gli autori stanno lavorando alla seconda. “Sport Crime” non nasce dall’improvvisazione, ma ha una genesi legata ad un libro e ad un film. Ripercorriamo le tappe con Daniela Scalia. “Sport Crime” ha una genesi sia industriale che passionale. Dopo decenni di Eurosport International, Sportitalia, TV Svizzera, io e Luca, anche con la TV nazionale australiana e non solo, avevamo preso le misure a quello che lo spettatore cercava e non trovava. Avendo io una base attoriale e Luca un diploma di autore TV ad Antenna Cinema, risalente ai tempi in cui “panchinava” con il Milan Rugby, abbiamo strutturato una fiction classica nei ruoli ma atipica nel tema: l’investigazione sportiva. La prima, un nuovo genere. Basta arricchire gli altri, facciamo noi, con le nostre passioni, aiutando chi merita, non chi denigra e incassa solo perché ha le banche dietro. PROTAGONISTI SPORT CRIME La serie TV che racconta lo sport, ma non solo…

21 PLUS MAGAZINE | DICEMBRE 2023 Il format è ideato da te e da Luca Tramontin. Amicizia e lavoro sono un’arma vincente? Sì. L’idea e il nome vengono da Luca, la strutturazione da me. Luca è un femminista, mi ha convinta a prendere in mano tutto quando gli imprenditori e i produttori italiani ridevano. Ero rimasta vedova da poco, amavo il lavoro di anchor e reporter sportiva, ma non ero disposta a certi compromessi e per questo già 10 anni fa mi dicevano che ero vecchia. Mi chiamavano Rita Levi Montalcini, non sapendo di farmi in realtà un complimento. Il problema ero io stessa che mi applicavo un automatico… vola basso, incapace di vedermi espressa in una potenzialità che invece Luca aveva colto. Ripenso a come rispondevo... ma non sono capace, ma non l’ho mai fatto, ma potremmo chiamare questo o questa specialista invece di me? In effetti non c’erano basi per credere che avrei potuto sceneggiare e produrre una serie TV. Senza una grande amicizia non avrei ricevuto il messaggio decisivo. Paternalismo e avance li ho placcati e per fortuna siamo di base a Lugano, altrimenti “Sport Crime” non esisterebbe. La serie parla di sport e investigazione, ma non solo. Quali sono i temi principali? Lo sport confina con tutto: medicina, sponsorizzazioni, industria, cibo, architettura, integrazione, urbanistica, psicologia… se hai una squadra di ragazzini tutti stranieri che festeggiano il Natale in un’altra data come ti organizzi? Si tratta di sociale o di sport? Chiami l’agenzia Seams di “Sport Crime”. Non la polizia, perché non c’è reato. Accade davvero. Se un miniaturista o un ballerino, ti chiamano per un problema di postura che li disturba nel lavoro di cosa parliamo? Di mosaici, di danza o di sport? Nel giro di qualche stagione “Sport Crime” tocca tutti i temi pensabili. Quasi tutte basi vere, di lavoro che facciamo senza pubblicizzare. Moda e musica sono altri due aspetti che caratterizzano le puntate. Chi è appassionato: tu o Luca? Io di moda e cosmetici, Luca di musica, ma c’è un felice e curioso scambio e inversione. Luca ha sempre appeso stracci indiani e africani ai suoi vestiti da sportivo e da rocker, questo ha sempre attratto, e non solo questo ovviamente… molte attenzioni, soprattutto femminili. Con la collaborazione di Alessandra Bottazzo ne abbiamo fatto un marchio, Ruck in the ‘70s, con un inedito mix glam, punk e grunge di atletico ed etnico. A lui non sarebbe mai venuto in mente, non si accorge di chi è, di cosa provoca, di quanto piace. Le musiche: dalle basi indiane al metal rock lisergico, dal sensoriale “dopato” ai minuetti pianistici notturni… scrive tutto Luca. A volte suona direttamente, più spesso passa per Verbania, al Digital Lake Studio di Alberto e Alessandro Gallo, uno dei più grossi e professionali d’Europa. Le location hanno un ruolo chiave in ogni storia. Come vengono selezionate? Puntiamo a location magnifiche e sconosciute e a un taglio originale quando si tratta di luoghi più noti come Rijeka. Due i fattori guida: efficienza e affetti. Dove troviamo – vedi PoveglianoVeronese o Casale Sul Sile – contatti rapidi, veloci, creativi, ci fiondiamo, facciamo sopralluoghi, scegliamo l’episodio dal cassetto e fissiamo le date. Il legame/collante può essere un presidente di club, un consigliere comunale, un’imprenditrice, un vecchio amico con grandi stimoli. Spesso si tratta di posti dove abbiamo vissuto o giocato. Scartiamo subito chi perde le mail o arriva alle riunioni senza aver guardato nemmeno il trailer. Sembra incredibile, ma la questione sportiva viene dopo, è la più facile. Nella seconda stagione abbiamo anche Tokyo, le Ande, Los Angeles e altre destinazioni lontane. SPORT CRIME Daniela Scalia con Toussaint Mavakala all'AfroGlam Party di Sport Crime, durante la Mostra del Cinema di Venezia Credit photo Carmine Conte

22 DICEMBRE 2023 | PLUS MAGAZINE PROTAGONISTI Gran parte degli attori non sono professionisti. Una scelta in controtendenza… Le parti attoriali ai grandi attori, i ruoli reali ai grandi loro stessi. Il bilanciamento tra grande recitazione e sport vero ci sta rendendo famosi nel mondo. Esempio? Abbiamo Daniel McVicar di “Beautiful” in un ruolo strettamente cinematografico, ma Kumar, il custode indiano della Canottieri di Mestre, fa la parte di se stesso così com’è, seppur selezionato, preparato e tranquillizzato. L’audience è stufa di vedere finti palleggi di basket o salto in alto fatto con montaggi alla Frankenstein. Idem per il fisioterapista con le mani di uno e gli occhi di un altro. Così anche per le ruspe che costruiscono i campi, per la mamma volontaria che lava le maglie. Usiamo gesti e competenze vere, già collaudate all’Actor Studio della vita. Chiaramente questo tipo di persone magnifiche - compresi gli atleti professionisti o amatoriali - non possono reggere dialoghi lunghi, telefonate crime o studiati cambi espressivi... per quelle parti abbiamo grandi attori e attrici. Non anticipo niente, ma qualche non professionista passerà a protagonista o almeno a ricorrente. A volte si scoprono i talenti con parti minime, poi si ampliano, come per Giada Grisetti, la ginnasta azzurra del Centro Sport Bollate, o il vero poliziotto Giovanni Previato. Ci sarà anche qualche bocciatura. Immeritata in realtà, ma se si alza lo standard bisogna “segare” anche chi è stato bravo in favore di chi è bravissimo. Sono tanti gli sportivi che recitano in “Sport Crime”. Li avete coinvolti facilmente? Abbiamo la fila, dobbiamo dire di no. Anche a sportivi bravi, ma se abbiamo già qualcun altro di simile per ruolo o sport non possiamo ripeterci. Abbiamo davanti il quadro di 4 o 5 stagioni e dobbiamo variare e bilanciare. Sia Venezia che Cannes hanno accolto con entusiasmo “Sport Crime”. Quando vedremo la seconda stagione? Ci stiamo scannando per essere pronti a dicembre, ogni volta che vedo il teaser mi chiedo se siamo noi. Già la prima stagione sta piacendo molto ma la seconda… wow. Con la prima stagione assistiamo a fenomeni binge, persone che recitano i dialoghi a memoria, lacrime, risate, email di lunghi ringraziamenti… immagina con la seconda. Esporterete il format anche all’estero? La prima stagione è già visibile in UK e negli Stati Uniti su Prime Video. “Sport Crime” nasce per il mercato internazionale, anche come format sul modello di CSI o di The Bridge. Ci piace l’idea che qualcuno faccia “Sport Crime” in Giappone o USA. Ci stiamo pensando: come lo faranno? Saremo abbastanza distaccati e freddi nel guardarlo? D’altronde - visto da imprenditrice - sono soldi che entrano solo firmando una liberatoria… sicuramente metteremo dei vincoli etici e narrativi molto seri. Parliamo di te: lo sport è il leit motiv della tua vita. Quando è nata questa passione? Nasce con me. Pallavolo adorata ma sofferta nella vita precedente; rugby, cricket, giornalismo sportivo, football gaelico e hockey nella seconda felice attuale reincarnazione e rimuscolazione. Daniela Scalia e Luca Tramontin Credit photo Andrea Sartori

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