Plus Magazine 43

8 DICEMBRE 2023 | PLUS MAGAZINE PROTAGONISTI vigliose. Poi mi fa ridere anche tanta gente che fa questo lavoro, ma qui è meglio non approfondire. (Ride di nuovo, nrd). Lei è molto presente in tv, che cosa le piace guardare da spettatore? Vedo molto spesso le serie e i comici. Ho appena visto su Netflix uno spettacolo comico molto bello con Steve Martin and Martin Short, “An evening you will forget for the rest of your life”. Ho visto volentieri anche l’ultimo spettacolo di RickyGervais che colpisce con il suo sarcasmo e va contro i famosi e la società che prende tutto sul personale. Spesso viene invitato nelle trasmissioni televisive in qualità di comico. Della tv generalista cosa le piace? Seguo lo sport. Il calcio ovviamente mi piace e poi devo scriverne sulla Gazzetta, ma in generale mi piacciono il tennis, l’atletica. La sua comicità però nasce sul palcoscenico con il cabaret. Ha esordito nei primi anni Ottanta come comico a Zelig. Come andò all’inizio: ci racconti qualcosa dei suoi esordi. Devo dire che sono stato quasi costretto ad esibirmi dal mio collega dello studio legale, Stefano Galli. Fu lui a portarmi a Zelig perché riteneva che io avessi le qualità di intrattenere divertendo. Agli inizi la persona determinante è stata lui. Dopo pochi giorni, avevo già scritto un monologo sul diventare torero. Da lì è stato tuttomolto rapido, ho fatto “Emilio” e poi “Mai dire gol”. Se potesse chiedere a Dio, oggi, una cosa per il futuro, cosa chiederebbe? Di far smettere subito tutte queste guerre e questo clima di incertezza che preoccupa per il futuro. Credo che le giovani generazioni abbiano diritto di vivere con maggiore serenità, specie dopo gli anni della pandemia. Contrariamente a quanto si crede ai giovani piace il teatro. Bello vederli in coda anche fuori dai teatri e in fila per acquistare gli abbonamenti. I giovani sono migliori di come vengono descritti. Si regalano il teatro, lo amano, come lo amiamo noi che facciamo questo mestiere. Sia che in sala ci sia il tutto esaurito e sia che ci siano poche persone, lo spettacolo non cambia. La televisione mi dà la notorietà e la popolarità ma il motivo per cui io sono qui è andare in una città sempre diversa e vedere che ovunque c’è qualcuno che sceglie di venire a vederti per divertirsi e per regalarsi, con raffinatezza, una parentesi di spensieratezza. Questo sì che è un bel dono! Ha mai pensato a un suo motto nella vita? Il mio motto è: “Meglio fare dieci cose male, piuttosto che una bene”. Il mio primo spettacolo si intitolava, infatti, “Decatlon” che rappresenta lo specchio della mia vita: ho scelto di essere un comico dopo essere stato un avvocato, un calciatore, un frontman di una band e ho fatto tutto in modo discreto. Posso dire di aver assaporato tutte le particolarità di queste professioni e questo mi ha fatto capire a fondo chi volessi essere davvero, cosa che magari non avrei capito se mi fossi fermato al primo lavoro. Se le due figlie piccole, quindi, le dicessero un domani di voler seguire le orme di papà, lei sarebbe contento? Certamente, mi farebbe piacere. Mio padre mi diceva sempre che nella vita non dovevo avere rimpianti e io lo ripeto ai miei figli. Bisogna provare diverse strade per capire se si hanno le qualità per cimentarsi e riuscire ad essere bravi in qualcosa. E lei lo è diventato. Posso dire di essere diventato un cretino specializzato! (Ride ancora, ndr).

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