Plus Magazine 43

21 PLUS MAGAZINE | DICEMBRE 2023 Il format è ideato da te e da Luca Tramontin. Amicizia e lavoro sono un’arma vincente? Sì. L’idea e il nome vengono da Luca, la strutturazione da me. Luca è un femminista, mi ha convinta a prendere in mano tutto quando gli imprenditori e i produttori italiani ridevano. Ero rimasta vedova da poco, amavo il lavoro di anchor e reporter sportiva, ma non ero disposta a certi compromessi e per questo già 10 anni fa mi dicevano che ero vecchia. Mi chiamavano Rita Levi Montalcini, non sapendo di farmi in realtà un complimento. Il problema ero io stessa che mi applicavo un automatico… vola basso, incapace di vedermi espressa in una potenzialità che invece Luca aveva colto. Ripenso a come rispondevo... ma non sono capace, ma non l’ho mai fatto, ma potremmo chiamare questo o questa specialista invece di me? In effetti non c’erano basi per credere che avrei potuto sceneggiare e produrre una serie TV. Senza una grande amicizia non avrei ricevuto il messaggio decisivo. Paternalismo e avance li ho placcati e per fortuna siamo di base a Lugano, altrimenti “Sport Crime” non esisterebbe. La serie parla di sport e investigazione, ma non solo. Quali sono i temi principali? Lo sport confina con tutto: medicina, sponsorizzazioni, industria, cibo, architettura, integrazione, urbanistica, psicologia… se hai una squadra di ragazzini tutti stranieri che festeggiano il Natale in un’altra data come ti organizzi? Si tratta di sociale o di sport? Chiami l’agenzia Seams di “Sport Crime”. Non la polizia, perché non c’è reato. Accade davvero. Se un miniaturista o un ballerino, ti chiamano per un problema di postura che li disturba nel lavoro di cosa parliamo? Di mosaici, di danza o di sport? Nel giro di qualche stagione “Sport Crime” tocca tutti i temi pensabili. Quasi tutte basi vere, di lavoro che facciamo senza pubblicizzare. Moda e musica sono altri due aspetti che caratterizzano le puntate. Chi è appassionato: tu o Luca? Io di moda e cosmetici, Luca di musica, ma c’è un felice e curioso scambio e inversione. Luca ha sempre appeso stracci indiani e africani ai suoi vestiti da sportivo e da rocker, questo ha sempre attratto, e non solo questo ovviamente… molte attenzioni, soprattutto femminili. Con la collaborazione di Alessandra Bottazzo ne abbiamo fatto un marchio, Ruck in the ‘70s, con un inedito mix glam, punk e grunge di atletico ed etnico. A lui non sarebbe mai venuto in mente, non si accorge di chi è, di cosa provoca, di quanto piace. Le musiche: dalle basi indiane al metal rock lisergico, dal sensoriale “dopato” ai minuetti pianistici notturni… scrive tutto Luca. A volte suona direttamente, più spesso passa per Verbania, al Digital Lake Studio di Alberto e Alessandro Gallo, uno dei più grossi e professionali d’Europa. Le location hanno un ruolo chiave in ogni storia. Come vengono selezionate? Puntiamo a location magnifiche e sconosciute e a un taglio originale quando si tratta di luoghi più noti come Rijeka. Due i fattori guida: efficienza e affetti. Dove troviamo – vedi PoveglianoVeronese o Casale Sul Sile – contatti rapidi, veloci, creativi, ci fiondiamo, facciamo sopralluoghi, scegliamo l’episodio dal cassetto e fissiamo le date. Il legame/collante può essere un presidente di club, un consigliere comunale, un’imprenditrice, un vecchio amico con grandi stimoli. Spesso si tratta di posti dove abbiamo vissuto o giocato. Scartiamo subito chi perde le mail o arriva alle riunioni senza aver guardato nemmeno il trailer. Sembra incredibile, ma la questione sportiva viene dopo, è la più facile. Nella seconda stagione abbiamo anche Tokyo, le Ande, Los Angeles e altre destinazioni lontane. SPORT CRIME Daniela Scalia con Toussaint Mavakala all'AfroGlam Party di Sport Crime, durante la Mostra del Cinema di Venezia Credit photo Carmine Conte

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