Plus Magazine 43

25 PLUS MAGAZINE | DICEMBRE 2023 Sei nato chef o lo sei diventato? Quando la mia famiglia si è trasferita a Castrovalva da Roma per aprire la locanda, ero l’unico bambino del paese. Avevo 6 anni e per passare il tempo aiutavo in sala portando le brocche d’acqua. In cucina vedevo nonna e mamma impastare e ne ero affascinato. Force ci sono nato, ma sicuramente lo sono diventato. Nel tuo passato c’è l’esperienza all’estero. Un bilancio? Al termine dell’istituto alberghiero a Villa Santa Maria, in provincia di Chieti, i migliori delle classi venivano mandati nei ristoranti di livello e io sono andato da Locatelli. Avevo 18 anni e dal paesino dove studiavo mi sono ritrovato in una metropoli come Londra. Ero un ragazzo semplice e non avevo mai frequentato ambienti di lavoro dove c’era competizione. Il cambio di vita è stato forte e impegnativo, ma anche utile per capire cosa non volevo essere da grande. In quei sette mesi ho pensato addirittura di cambiaremestiere, mamiamadremi diceva di provarci ancora. Tornato in Italia mi sono preso quattro mesi di riflessione e poi sono andato a lavorare a Roma, in diversi ristoranti di piazza Navona, perché avevo il posto già prima di partire per Londra. È stata un’esperienza importante che mi ha insegnato a… correre. C’erano tanti turisti e bisognava essere veloci per soddisfare tutti. Quando poi mi sono spostato in cucine più gourmet, proprio perché ero veloce, gli chef mi hanno insegnato a fare un po’ di tutto. Ho avuto la fortuna di incontrare persone con un cuore grande, aspetto per me fondamentale. La “Locanda Nido d'Aquila” è un family affair. Quando hai deciso di occupartene? Prima di tornare a Castrovalva ho fatto un’esperienza di tre anni in un locale a Roma dove sono stato chef di cucina e nel 2017 ho preso un premio Gambero Rosso. Quando ho chiesto un aumento mi è stato detto che il ristorante non guadagnava abbastanza, mentre sapevo che non era così. Siccome avevo ricevuto una proposta dalla Florida ho deciso di andare in America dove ho lavorato come chef per due ristoranti italiani. Però mi mancava la famiglia e nonostante l’esperienza sia stata bella, non ero felice di cucinare perché le proposte culinarie della nostra terra erano adattate alla clientela americana. Così sono tornato a casa e ho preso in mano il ristorante di mamma. Lei mi ha incentivato, mi ha detto di provare a fare la mia cucina gourmet con i nostri prodotti. Come è nata l’idea di preparare le ricette nei boschi? Rientrato a Castrovalva nel periodo del Covid, mi sono sentito solo come quando ero piccolo così sono andato a Roma, ma dopo due settimane ho telefonato a mia madre e le ho detto: domani torno e con papà facciamo la cipollata nel bosco. Feci un video su Facebook che ottenne 1 milione e 600.000 visualizzazioni. Non potevo immaginare quanto le persone avessero bisogno di natura, libertà e di rapporti veri con i genitori. In tanti ancora oggi mi scrivono che è bello il legame che ho con mio padre e in tanti, quando ci vengono a trovare al ristorante, capiscono che quel senso di famiglia che si vede sui social è reale. Da piccolo, quando pascolavo le pecore con il nonno, facevamo la brace e il legnetto che uso ancora oggi nei video è una forchettina che aveva fatto lui con i legnetti. Quel bastoncino per me è un ricordo prezioso, un portafortuna che ho sempre con me, anche da Antonella Clerici. Perché questa è la vita vera. Cucinare all’aperto in inverno rende tutto più complicato? In estate con mio padre lasciamo nei boschi della legna che copriamo con la cerata così quando è inverno abbiamo il necessario per accendere il fuoco. Con la neve andiamo in posti raggiungibili a piedi, ma mi piace tantissimo. Io la neve la uso per preparare la pasta o il brodo. Qui non c’è inquinamento e l’acqua bolle per cui è pura. Secondo te cosa manca oggi, in cucina e nella vita? La semplicità. Abbiamo tanti frullatori mentre basta poco per fare una crema. Credo davvero che si stesse meglio quando si stava peggio. Al mio ristorante faccio cucina gourmet ad un prezzo modico perché le materie prime sono mie e perché voglio regalare alle persone un’esperienza culinaria DAVIDE NANNI

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